SE SON ROSE, PAPPALARDO

Per il calendario rivoluzionario francese ci troviamo tra il mese prairial e quello messidor.

“L’occhio inconsapevole di un cucciolo animale / Archivio vivente della terra / Un battito di ciglia sonnolente racchiude un’esistenza / Spazio determinato, costretto dilatabile mi incanta”.

Consorzio Suonatori Indipendenti

Il caldo sicuramente è accentuato dalle mascherine, pure perché con il cambiamento climatico si sa che quando è freddo è caldo e viceversa… una cosa del genere. Il mese bolle in tutti i sensi, per esempio: la Lega, nella persona di Simone Pillon, propone di censurare automaticamente il porno online perché questa cosa che i quattordicenni si tocchino in continuazione è davvero oltraggiosa in effetti; poi c’è Pappalardo (non quello che tutti ricordiamo) che propone uno spunto per la rivoluzione; paesi che prendono male le misure e Mara Carfagna che s’offende per tutt’altro motivo.

PAPPALARDO RIBELLE

Il mese inizia col botto. L’ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, a un certo punto, sprona la gente a ribellarsi in piazza con dei gilet arancioni, dicendo cose del tipo: “Manigoldi. Si rivuole la Lira!”; “Mattarella è solo un impiegato!”; “Conte buffone!”; “Il Covid non esiste”; “Quanto ci piacciono a noi Falcone e Borsellino”. Cose del genere insomma – parola più, parola meno.

  • Cosa ci fa un ex carabiniere vestito d’arancione in mezzo a tanta gente con un cucchiaio in mano? Si mescola tra la folla.

Quello dei Gilet Arancioni era (ed è) un movimento politico nato dal desiderio di rivoluzionare totalmente il Bel Paese. Il programma prevedeva (e prevede), tra le altre millemila cose, le dimissioni da parte di Sergio Mattarella, un accertamento scientifico sul Covid-19 perché nun se fidamo tanto e l’eliminazione dei Servizi Segreti per affidare totalmente l’informazione e la sicurezza dello Stato all’Arma dei Carabinieri.
Comunque in piazza c’erano anche molti neofascisti, ma non ricordo di che colore avessero i gilet. Sinceramente. Di certo nessuno indossava la mascherina.

Premi con convinzione se vuoi rivisitare quel glorioso 2 giugno.

UNA TIMIDA POLONAISE

La Polonia invade la Repubblica Ceca, inaspettatamente, in pieno lockdown. Sconcerto generale. La notizia non è del tutto vera, ma probabilmente la verità è ancor più grottesca e sconcertante.
I polacchi intenti a controllare le frontiere hanno invaso per sbaglio 30 metri di Repubblica Ceca, convinti oltretutto di essere nel giusto e allontanando gente con toni burrascosi.

  • La Polonia invade la Repubblica Ceca, ma solo per un momento… giusto per sapere che effetto faccia. Questa arriva dopo.

Superata l’iniziale paura, rimane solamente la beffarda casualità. Tra l’altro, come non pensare a quella volta in cui Massimiliano Fuksas sbagliò di due metri il posizionamento della Nuvola.

Qui Repubblica ricorda tutte cose.

PS Onde evitar fraintendimenti, la Polonaise è una danza polacca, particolarmente apprezzata nell’800.

BOLSONARO VS COVID

Questa è veloce veloce. Il caro Bolsonaro continua imperterrito a considerare il covid-19 non tanto una pandemia, quanto piuttosto una nevrosi.

  • Il padrone del Brasile invita i cittadini a visitare i reparti-covid per dimostrare l’assenza di minacce… che poi quest’uomo non voleva altro che organizzare una grande braciolata.

La questione del maxi-barbecue annullato è ricordata qui.

FINALE DEL MESE

  • Camerata, nel dubbio non accettar mai un Carabella da uno sconosciuto.

Neofascisti al Circo Massimo, caos di bella stagione, premi click.

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