Ieri mi è capitato di ritrovare Il dizionario delle idee comuni di Flaubert, un’edizione graziosa del 1989. Un abbecedario feroce del conformismo borghese sul finire dell’Ottocento, annotato con precisione entomologica e gioioso amor di satira. Un catalogo di cliché, redatto con estrema caparbietà e perizia. L’ho comprato nel 2010 (ho sempre segnato la data d’acquisto d’ogni bene cartaceo). All’epoca ho sottolineato alcune voci, evidentemente le più interessanti per il me-sedicenne (tra l’altro usando un evidenziatore blu perché ero MATTO NEL CERVELLO).
Oggi penso sia giunto il momento di condividere i segni sgargianti dell’adolescenza — uno solo per ogni lettera — con il mondo intero. Ci sono anche frasi sottolineate con il lapis, ma di rango inferiore e non le riporto.
ALABASTRO
Serve per descrivere le parti belle del corpo femminile.
BUFFO
Impiegarlo a tutto spiano. «Che buffo!».
CONCESSIONE
Mai fare concessioni: sono esse ad aver perduto Luigi XVI.
DIZIONZARIO
Riderne. È fatto a esclusivo beneficio degli ignoranti.
ECCEZIONE
Dite che «conferma la regola», ma non avventuratevi a spiegare in che modo.
FATALITÀ
«Uomo fatale» si dice di chi porta iella. Offenbach è un uomo fatale.
GODIMENTO
Parola oscena.
INCENDIO
Quando si sente gridare «al fuoco» bisogna anzitutto perdere la testa.
LATTE
Dissolve le ostriche.
MACKINTOSH
Filosofo scozzese, inventore della gomma.
NOTAI
Ora come ora, non fidarsi.
OMEGA
Evidentemente la seconda lettera dell’alfabeto greco. (Questa arriva dopo).
PENNIVENDOLO
I giornalisti sono tutti pennivendoli.
QUESTIONE
Porla significa risolverla.
REGGENZA
Non si faceva nient’altro che cenare.
Per la S feci un’eccezione e ne evidenziai due. Giustamente, col senno del poi.
SINDACO
Sempre ridicolo.
STUDENTI DI MEDICINA
Dormono vicino ai cadaveri. Alcuni li mangiano.
TEMPO
Eterno argomento di conversazione.
UCCELLO
Desiderare di essere un uccello, indica animo poetico. E sospirando dire: «le ali, le ali!».
VECCHI
Ogni volta che c’è un’alluvione i vecchi del paese non ricordano di aver mai visto qualcosa di simile.
ZAR
Dire «lo zar», e di tanto in tanto «autocrate».
Il nostro amore appena nato è già finito, direbbe qualcuno. Eppure questo breve recap selettivo dello splendore che furono i francesi serve a mantenere in asse lo spirito di osservazione e di giocosità. Tutto il mondo è paese, ma lo è anche il Tempo. Le idee ricevute valgono quel che valgono, che siano modi di dire o di pensare, ed è magnifico che non si debba ricercarne la veridicità accettando con convinzione l’inerzia e la gratuità della convenzione, abbandonando — e finalmente — ogni possibile base moralista.
Che il conformismo non sia difetto da estirpare, ma condizione di permanenza dell’esistere in società? La consapevolezza aiuta, più o meno. Chi si illude — poi — di esserne fuori, di vedere lucidamente dove altri brancolano nel buio degli automatismi, sappia che ogni prospettiva di lucidità è una forma di cecità verso altro. La satira del luogo comune è essa stessa il più raffinato dei luoghi conformi.
E niente. Ciao.