C’è un luogo che ha giovato di particolare fortuna in un preciso momento della storia dell’umanità e ne parlo in termini generali perché l’ambito particolare è talmente di vasta portata da non lasciare indietro nulla. L’Abbazia San Gallo in Svizzera, culla benemerita del rinnovamento musicale. Il principio della via era del Canto Gregoriano, lapidario canone di quel Papa Gregorio Magno (VI secolo) che Freccero definì il primo massmediologo della Storia e che per convenzione fu raccontato come uomo ispirato dalla colomba dello Spirito Santo, proprio per renderne inoppugnabile e severissimo il metodo e centrale il repertorio. Era un canto monodico (da eseguirsi cioè all’unisono, evitando la simultaneità di suoni diversi) che si realizzava a cappella. Era l’ossatura musicale della messa.
Poi due monaci illuminati (Tutilone e Notker) ebbero la voglia e l’impulso di arricchire la costruzione immutabile per magnificarla, e intorno al IX secolo grazie all’introduzione dei tropi e delle sequenze — inserzioni musicali e testuali che introducevano o intercalavano i brani — si trovarono tra le mani un primo tentativo di elaborazione musicale e di ampliamento del repertorio liturgico tradizionale.
La forma iniziale di quanto detto poco fa portò, tra l’altro, al dramma liturgico. Il punto di partenza tramandato dai manoscritti è il Quem quaeritis, in origine un tropo in forma di breve dialogo fra le tre Marie che si recano alla tomba di Gesù per ungerne il corpo e l’Angelo che dà loro notizia della sua resurrezione (basato sul Vangelo di Marco 16, 5-7).
«Chi cercate nel sepolcro, o cristiane?».
«Gesù Nazareno crocifisso, o celeste».
«Non è qui, è risorto come aveva predetto: andate e annunziate che è risorto dal sepolcro».
«Alleluia, il Signore è risorto!».
Da qui riprende anche la storia del Teatro, fino al X secolo relegato a qualche parodia eseguita alle fiere e nei mercati. Gli splendori ellenici eran lontani ormai, quello dei Romani era scrittura privata e non messa in scena e poi il buio. Dall’evento incapsulato nella Messa, dalle sequenze dialogiche proto-teatrali che erano parte integrante di un rito si arrivò a una forma teatrale autonoma nel giro di due secoli. Quel momento, così minimo e pronto, accese l’animo di centinaia di europei e niente riuscì più a segregarlo. Tornando alla musica, dal Gregoriano, naturalmente, si passò alla Polifonia per fare spazio all’esigenza di potenziare e ornare il canto sacro, moltiplicandone le voci. Il resto è Storia.
Ho scelto di intitolare questo pezzo come il film dei Taviani (1972) per un duplice motivo: perché apre e chiude col nome di quella ridente abbazia — per puro caso — e perché la trama mi aiuta a cambiar registro in una manciata di righe. Il protagonista di quella storia incarna l’integrità sterile di chi crede nella purezza dell’idea, ignorando la realtà. Uno scultore ci insegna, invece, quanto sia importante non slegarsi dalla regola e dai vincoli che ne derivano.
La somiglianza non è mai un duplicato, ma una traduzione della realtà nei limiti della materia. Limiti che sono potenzialità. Aderire al reale per Bernini è comprendere la natura fisica e per restituirla, dal momento che la pietra non risponde a quella fisicità, c’è bisogno di tradire — e tràdire, nel senso etimologicamente puro, ovvero trasferire (l’accezione negativa andrebbe legata esclusivamente alla consegna del Cristo da parte di Giuda). Un metodo anti-naturalista per un effetto iper-realista.
Come il Gregoriano si interrogava su come si potesse mettere in musica il potere illimitato di Dio, così Bernini dovette pensare a come scolpire il potere illimitato della monarchia assoluta (quando fu chiamato a Parigi nel 1665 per ritrarre Luigi XIV). Ritrarre nel marmo (ma vale anche per il pentagramma) è interpretazione di valori volumetrici e per ottenere un determinato effetto è necessario adeguarsi a delle leggi che sono proprie di ciò che lascia la pietra. La natura è cosa diversa dall’arte, che si esercita mediante la tecnica e il materiale. Pensando alla ristrettezza di un canone, sono centrate le parole di Riccardo Falcinelli, «uno dei malintesi degli artisti amatoriali è credere che tutto si possa fare con tutto. Al contrario il grande inventore è chi sa ascoltare il materiale e capire in che maniera il reale vi possa essere tradotto».
Se per Bernini la verità nasce dal lavorare dentro i limiti del marmo, nei secoli meno brillanti la verità dell’arte nasce dal lavorare dentro i limiti del proprio tempo. Non c’è esplosione, ma sedimentazione (per il momento). In altre parole: i periodi “minori” potremmo chiamarli i secoli della materia; quelli “maggiori”, i secoli della forma. La materia matura nel sottosuolo, la forma emerge solo quando la pressione è sufficiente a spingerla su. La ricerca, che è popolare per destino, va avanti anche quando non la si vede. Il fatto che rimanga nel sottosuolo per un paio di secoli, che non sono altro che un battito di ciglia, non deve scoraggiare il collettivo umano; così come la morte serve a far andare avanti e ospitare gli abitanti del futuro, così il miglioramento modulare e parco dell’arte serve lo scopo supremo di progredire. Sempre e comunque. Nulla è immobile.
Adesso penso sia giunto il momento di giustificare il mio interesse per la musica antica — più si va indietro e più necessariamente il sacro prende il sopravvento sul profano, ma è solo un caso. Mi interessa perché la verità non si trova nel futuro, ma lì si trova solo se quel futuro permette di raggiungere — non materialmente eh, non parliamo di viaggi nel tempo per cortesia — il passato e, di conseguenza e per l’appunto, la verità.
In buona sostanza, tutto questo può confortare — in un passaggio (e paesaggio) stagnante, più o meno evidente che sia, come quello che abitiamo attualmente — portandoci a riflettere intorno all’idea ciclica della storia che per natura porta vangeli in alcuni momenti e non in altri. Allora, se imparare ad attendere è la prova più ardua della giovinezza, non sarebbe male comprendere la portata di questa forma di pazienza attiva, farne tesoro e intignare su di essa da un certo punto in poi, vita natural durante.